La colonizzazione sulla costa nord occidentale del Mar Nero, più precisamente intorno alla vasta area della foce del Danubio e del Nistru (Dniester), noto come Bugeac (Budjak), ebbe un’evoluzione e un andamento che si discosta, sia pure in minima parte, da quella avvenuta nelle altre zone.
Oltre ai presidi costieri, i genovesi costruirono colonie e fortificazioni, sebbene in numero minore, per qualche centinaio di km all’interno dei due fiumi: la documentazione archeologica su questa rete interna, che interessava sia i corsi d'acqua grandi che di modesta portata, con la presenza di veri e propri porti o di semplici approdi, è piuttosto scarsa in considerazione dell'uso, nella realizzazione di attracchi fluviali, di materiali deperibili come il legno.
Ai confini della Basarabia, troviamo il fondaco di Ginestra, parte del territorio dove poi sorgerà Odessa, chiamato così dal nome della pianta diffusa nelle steppe del Mar Nero, dove a partire dal XIII secolo, nell’attuale distretto di Luzanivka, avveniva l’ancoraggio delle navi della Superba: per fondaco intendiamo una struttura di derivazione islamica, “founduk”, formata da un insieme di spazi pubblici e privati.
Altrettanto importante è l’insediamento di Ilice (Chornomorsk, in passato Illichivsk), posto nel delta del Nistru (attualmente Ucraina), delle cui strutture portuali sappiamo tuttavia molto poco: la presenza di un imponente castello, posto a difesa e controllo dello scalo, ne attesta tuttavia l’importanza. Il forte di Ilice rimase in mano genovese per oltre un secolo, fino al 1455 quando fu conquistato da Maometto II.
Sull’estuario del Nistru, poco più a sud, incontriamo la città portuale di Moncastro, collegamento vitale per il commercio del grano tra l’Oriente, Genova (e il Mediterraneo) e l’Europa nord occidentale, chiamata anche Maurocastro, o “Cetatea Albă”, quando fu del Principato di Moldavia, e oggi inserita in Bilhorod-Dnistrovs'kyj (Ucraina). Nel 1315 i Genovesi vi fondarono una base commerciale, vicino al luogo dove c’erano le rovine della greca “Asprokastron” (chiamata Tyras durante l’impero romano). Dopo il 1410, sotto Alexandru cel Bun, divenne Cetatea Albă, ma non è dato sapere in qual modo e a quali condizioni fu presa ai Genovesi, i quali, per altro, rimasero numerosissimi nella città anche sotto la dominazione dei principi moldavi, tanto che il cronista francese Jean de Wavrin, nel 1445, la riteneva ancora possesso genovese, vista la presenza di circa 4.000 abitanti genovesi o di origine mista. Risalgono all'epoca del dominio genovese le mura e la cittadella, architetture dichiaratamente italiane.
Proseguendo verso nord incontriamo Tighina (Bender, Transnistria), insediamento e posta doganale, cittadella fortificata sulla riva destra del Nistru: il nome di Bender di derivazione turca, significa “città portuale”. Frequentata dai Genovesi fin dal XIII secolo, ebbe il ruolo di approdo verso il Forte di Policronia, più a nord e di maggiore importanza: il nome del forte significa "multicolore", erroneamente riportato al posto di Alciona (o anche “Olihonia”) che significa "blu", centro di commercio attivo con l’Ucraina centro-occidentale. Nel quattrocento il forte genovese, a pianta quadrata e in legno, fu ingrandito e sostituito da quello in pietra detto “Cetatea Soroca”.
L’ultima appendice sul Nistru è la Fortezza di Chotyn, situata oggi nell’Ucraina occidentale (Kamianets-Podilskiy): in Basarabia fino al 1945, costruita su una fortificazione genovese della seconda metà del Duecento, con ampliamenti ed ammodernamenti tra il 1380 ed il 1460, era il punto nevralgico di rotte commerciali in collegamento con Mar Nero, Ungheria e Germania. Le merci da qui dovevano raggiungere le colonie sulla costa del Mar Nero (Caffa, Chilia, Moncastro) o verso la Germania, passando attraverso Valacchia e Transilvania fino a Vienna, oppure per Slovacchia e Polonia, raggiungendo la foce del Vistola (Wisla) e le città anseatiche (Danzica) sul Mar Baltico.